di Lama Ole Nydahl
Gli insegnamenti sulle sei azioni liberatrici lavorano al livello della motivazione e sono direttamente utilizzabili nella vita di ognuno di noi. Come generalmente noto, il buddhismo ha uno scopo molto pratico e la sua visione è estremamente chiara. Nessuno ottiene l’illuminazione semplicemente ascoltando gli insegnamenti. I risultati duraturi si ottengono da vere esperienze e grazie ai cambiamenti che esse comportano. Essendo questo punto così importante, il Buddha diede molti consigli pratici, che non dovrebbero mai essere visti come comandamenti, ma come pratici suggerimenti dati da un amico. Non essendo un creatore, né un dio che giudica, egli non vuole seguaci, né studenti che si comportino come un gregge di pecore. Il Buddha al contrario desidera lavorare con dei colleghi – i veri destinatari dei suoi insegnamenti sono persone mature che in grado di condividere lo stato dell’illuminazione e la massiccia responsabilità che questa comporta.
Per coloro che pensano soprattutto a sé stessi, i suoi consigli sono contenuti nel nobile ottuplice sentiero. Iniziando con l’adozione di uno stile di vita salutare, esso culmina nell’acquisizione della retta concentrazione. Coloro che hanno raggiunto il livello della compassione e della saggezza, e desiderano essere di aiuto agli altri, troveranno più le sei paramita, le sei azioni liberatrici. ita significa ‘andato’ e param significa ‘oltre’. Le paramita sviluppano quindi l’amore che porta ciascuno a superare il livello personale. È la visione che rende ciascuno libero, la profonda comprensione che colui che guarda, le cose osservate, e l’atto del vedere sono elementi interdipendenti e costituiscono un tutt’uno, che il soggetto, l’oggetto e l’azione non possono essere separate. Le paramita liberano non perché le brutte immagini che appaiono nello specchio della propria mente siano rimpiazzate con immagini belle, ma perché gli stati di fiducia che esse producono permettono di andare oltre il bene ed il male e di riconoscere la natura dello specchio stesso: brillante, perfetto e più fantastico di qualunque immagine possa essere riflessa. Le azioni sono liberatrici perché portano a riconoscere la natura ultima della mente. Se si riempie la mente solo con buone impressioni ciò porterà, naturalmente, felicità futura, ma non andrà oltre l’esperienza condizionata. Con la visione dell’inseparabilità di soggetto, oggetto e azione, qualunque azione si intraprenda per il beneficio degli altri porterà benefici senza tempo a chi la compie.
La prima azione liberatrice: la generosità.
La generosità rivela le potenzialità di ogni situazione. Il mondo è pieno di ricchezza spontanea, ma non importa quanto bella sia la musica, non c’è festa se nessuno danza. Se nessuno condivide con gli altri qualcosa di se stesso, non accadrà niente di significativo. È per questo che la generosità è così importante. Al tempo del Buddha, le persone erano molto meno complicate di oggi. Inoltre non avevano macchinari sofisticati che svolgevano il lavoro per loro. In quell’epoca la generosità consisteva nell’aiutare gli altri a sopravvivere, nell’assicurarsi che avessero abbastanza da mangiare. Ciò significava che l’azione era spesso indirizzata a cose materiali. Oggi, nella parte libera e non sovrappopolata del mondo, non è più questo il caso: di solito si muore per eccesso di grasso intorno al cuore. Mancando la chiarezza della mente, si sviluppano problemi interiori e, mentre diminuiscono gli ostacoli esteriori, e ci si sente progressivamente soli e insicuri. Invece di preoccuparsi di ciò che è necessario, si sviluppano complicate vite interiori e molti non hanno mai provato la gioia di poter godere della libertà del proprio corpo.
Perciò nel mondo occidentale e nelle parti economicamente sviluppate dell’Asia, la generosità si riferisce prevalentemente all’aspetto interiore delle emozioni. Ciò significa condividere il proprio potere, la propria gioia e il proprio amore con gli altri, partendo da livelli che vanno al di là del personale e dai quali non è possiamo cadere. Se si medita correttamente e si attinge agli stati incondizionati della mente, non c’è limite al bene che ciascuno può trasferire agli altri. Condividere la propria certezza sul livello assoluto è il più belli dei doni – offrendo agli esseri il proprio calore umano – e sebbene non si possa portare con se nella tomba la propria auto o la fama acquisita, non tutto viene perso con la morte. Le qualità sviluppate nelle vite precedenti si recuperano facilmente in quella successiva e non c’è ricchezza che si trasmetta più direttamente da un’esistenza all’altra, dell’energia gioiosa. Spremere il succo della vita è un’attività che ripaga e qualche mantra o prosternazione in più, un po’ più di amore del solito da donare al proprio partner, non solo danno forza nel qui ed ora ma accelerano il processo dell’illuminazione.
Come ho già detto, l’unica e la più bella ricchezza duratura che può essere donata, consiste nel far comprendere alle persone la natura incondizionata di tutti gli esseri. Ma come possiamo riuscirci?
Come si può mostrare agli altri la loro innata perfezione? Lo specchio migliore sono gli insegnamenti del Buddha ed è per questo che non esiste attività più utile e altruista del creare centri di meditazione. La saggezza pratica che essi distribuiscono consente a molti di familiarizzare con la chiara luce della loro consapevolezza e i semi così piantati cresceranno attraverso le vite future fino all’illuminazione. Sebbene molte persone, maggiormente orientate agli aspetti sociali della vita, sostengano che tali insegnamenti siano un lusso e che si dovrebbe prima di tutto dare alla gente di che sopravvivere, questo non è vero. Esiste un ampio spazio per entrambe le cose. Quando la mente funziona bene, lo stomaco digerirà meglio il cibo e forse gli uomini capiranno le ragioni per avere meno bambini. In ogni caso, il corpo è destinato a scomparire, mentre la mente continuerà il proprio percorso.
La seconda paramita: una vita consapevole, piena di significato e utile agli altri.
Dal momento che, storicamente, espressioni come “moralità” ed “etica” sono impiegati dalle classi dominanti per controllare il resto della popolazione, simili termini non sono molto popolari al giorno d’oggi. Le persone sono consapevolmente intimidite da tali argomenti e spesso pensano: “Se riesci a sfuggire allo stato in questa vita, ci penserà la chiesa nell’aldilà.” Anche quando si offrono solo consigli, come nel caso del Buddha – e l’unico scopo è il pieno sviluppo degli esseri – bisogna scegliere parole che comunichino con chiarezza il significato degli insegnamenti, senza indurre alcun timore nelle persone. Di conseguenza, la migliore definizione della seconda azione liberatrice è probabilmente “una vita piena di significato e dedicata al beneficio degli altri”.
Ma questo cosa significa? Come possiamo includere in tale definizione le innumerevoli azioni, parole e pensieri di ogni giorno? Il Buddha, vedendo ogni cosa dallo stato della più alta saggezza senza tempo, ebbe alcune idee uniche. Dato che le persone hanno dieci dita per poter contare e ricordare, egli diede altrettanti consigli circa ciò che è utile e ciò che non lo è. Comprendendo il corpo, la parola e la mente, questi consigli acquistano significato anche per gli individui indipendenti nel momento in cui essi riconoscono che il Buddha non è un capo autoritario, bensì un amico che desidera la felicità di ognuno di noi. Il suo unico desiderio è che ogni essere condivida la chiara luce gioiosa della mente, ciò che conosce passato, presente ed futuro. Riconoscendo che ogni essere è un buddha che non lo ha ancora realizzato, e comprendendo che il mondo esterno è una terra pura, ogni esperienza diviene l’espressione della più alta saggezza solo in quanto può accadere. In quale altro modo potrebbe agire un buddha? Egli non insegna con dogmi o partendo da una posizione di superiorità, ma condivide la sua saggezza con gli esseri che egli sa essere suoi eguali in essenza.
Grazie al buon karma di coloro che lo circondavano, il Buddha insegnò per ben quarantacinque anni e morì con un sorriso. Egli insegnò a molti studenti straordinari. Le domande che gli ponevano erano al livello di quelle che avrebbero potuto porgli Socrate, Aristotele e Platone; le menti migliori di una sorprendente generazione lo misero alla prova con l’assortimento completo dei loro argomenti filosofici e non trovarono solo argomenti convincenti: il potere del Buddha era tale che li cambiò in maniera duratura. Oltre a perfezionare le loro abilità analitiche, egli influenzò completamente le loro menti. Introducendoli allo stato senza tempo di ciò che fa esperienza ed è al di là di ciò che può essere sperimentato, non rimase spazio per alcun dubbio.
Ai livelli di corpo, parola e mente non è difficile capire cosa sia utile evitare. Quando le persone hanno problemi con la polizia, di solito hanno causato qualche guaio che riguarda il corpo. Gli eventi più frequenti in questo caso sono le uccisioni, i furti e le violenze sessuali.
Quando le persone si sentono sole, di norma dicono cose che disturbano gli altri. Solitamente mentono con l’intento di danneggiare gli altri, spargono pettegolezzi, dividono gli amici o confondono le persone. Se qualcuno è infelice, si svilupperà la tendenza ad avversare gli altri, proverà invidia e permetterà a stati confusionali di rallentare la sua crescita.
All’opposto possiamo trovare le dieci azioni positive di corpo, parola e mente che portano solo felicità. Esse ci rendono forti e utili agli altri. Qui il Buddha consiglia di usare il proprio corpo come un mezzo per proteggere gli esseri, per dare loro amore e qualunque altra cosa di cui abbiano bisogno. Chiunque ora abbia successo con gli altri, ha sviluppato questo potenziale nelle vite precedenti, per cui più presto si comincia meglio è.
La propria parola può raggiungere molte persone grazie ai mezzi di comunicazione moderni. Le parole gentili dette in passato, creano piacevoli esperienze nel presente e rinforzano il karma positivo. Se le persone ascoltano, parlano con gentilezza e ricevono informazioni chiare, scopriranno in questa vita il beneficio di dire la verità ogni volta che sia possibile, eviteranno di dire bugie per danneggiare gli altri e mostreranno agli altri come funzionano le cose del mondo, portando serenità e spazio.
E infine, cosa fare con la propria mente? La via da percorrere consiste nell’augurare il meglio alle persone, nel gioire delle cose positive che gli altri fanno e nel pensare in modo chiaro. Queste qualità ci hanno portato la felicità mentale di cui godiamo ora e farle diventare un’abitudine ci assicurerà la felicità fino all’illuminazione. La mente è la cosa più importante di tutte. I pensieri di oggi diventano le parole di domani e le azioni del giorno seguente. Ogni momento, nel qui ed ora, è importante. Se osserviamo la mente, niente può arrestare il nostro progresso.
La terza paramita: Come non perdere la felicità futura per colpa della rabbia.
Quando si accumula ricchezza spirituale mediante la generosità e la si dirige con la corretta comprensione, la terza qualità necessaria sulla propria via è la pazienza: non perdere l’energia positiva nel lavorare per gli altri e per noi stessi.
Come la si può perdere? Con la rabbia. La rabbia è l’unico lusso che la mente non può permettersi. Le buone impressioni accumulate in molte vite – che costituiscono il capitale della mente e l’unica fonte di una felicità duratura – possono essere bruciate in un attimo con accessi di rabbia calda o fredda. Il Buddha ha detto che evitare la rabbia è l’abito più bello e difficile che uno possa indossare e diede molti metodi per raggiungere questo risultato. Un metodo molto utile oggi è lo sperimentare una situazione come una serie di eventi separati ai quali reagire senza alcuna valutazione emotiva. Questa tattica, che possiamo chiamare “del salame” o della “luce stroboscopica”, è molto efficace quando si reagisce a un pericolo fisico. Anche altri metodi come provare empatia con chiunque crei cattivo karma, sapendo che ne riceveranno gli effetti, essere consapevoli della natura impermanente e condizionata di ogni esperienza e immaginare come debba essere confusa una persona che causa tali problemi, sono approcci utili. Reagire senza rabbia a qualunque cosa appaia, libererà la saggezza senza tempo del corpo, della parola e della mente e le proprie reazioni saranno più chiare e precise. Al più alto livello di pratica, la Via di Diamante, si lasciano fluttuare le emozioni indesiderate su un tappeto di mantra e le si lasciano scivolare via senza che causino abitudini negative. Si può anche fare in modo che il ladro entri in una casa vuota semplicemente restando consapevoli della sensazione, senza fare niente di particolare. Quando ci avrà visitati un po’ di volte senza ricevere alcuna energia, si ripresenterà meno frequentemente e infine si terrà alla larga. Chiunque resta consapevole quando la rabbia appare, gioca nello spazio e poi scompare, scoprirà uno stato della mente radioso, che mostra tutte le cose con chiarezza, simile ad uno specchio.
In ogni caso, è saggio evitare la rabbia al meglio delle nostre possibilità. E quando morde, lasciarla andare via velocemente. La decisione di non seguire la rabbia e di rimuoverla ogni volta che appaia è il supporto per il voto “interiore” o voto del bodhisattva. La forza è utile per proteggere e insegnare agli altri, mentre al contrario il sentimento di rabbia crea sempre problemi e provoca la maggior parte delle sofferenze nel mondo odierno. I protettori buddhisti che rimuovono ciò che è dannoso, o Tilopa e Marpa che purificano i loro studenti a tempo di record, compiono azioni che ricadono nella categoria delle azioni di forza. Probabilmente nessun insegnante potrebbe sopravvivere senza ricorrervi.
I centri di meditazione necessitano di questa visione per una equilibrato atteggiamento nei confronti dei loro visitatori. Se le persone sembrano ubriache o drogate, sporche o si comportano male, dovrebbero essere allontanate rapidamente. Disturbano gli altri e in più, il giorno successivo, non ricorderanno cosa hanno imparato. La funzione di un centro buddhista, e specialmente se del lignaggio Karma Kagyu, è quella di offrire una via spirituale a coloro che sono troppo critici e indipendenti per qualsiasi altro approccio; ci sono abbastanza chiese e altri luoghi per le persone bisognose di aiuto. E, in ogni caso, non tutti hanno le condizioni necessarie per praticare il buddhismo. Per praticare la Via di Diamante occorre di base sapersi comportare in maniera almeno civile, non prendere le cose in modo personale e avere un atteggiamento altruistico.
La quarta paramita: l’energia gioiosa che assicura la nostra crescita
La paramita successiva è l’energia gioiosa. Senza di essa la vita non ha alcun guizzo e l’uomo diventa più vecchio ma non più saggio. È un punto del quale si dovrebbe essere consapevoli, continuando a nutrire corpo, parola e mente con le impressioni che alimentano l’appetito per ulteriori conquiste e gioie. Poiché i più hanno una forte tendenza all’inerzia e allo status quo, dobbiamo mantenere la nostra vitalità facendola emergere verso l’esterno, il che in effetti si ottiene al meglio attraverso la visione pura della Via di Diamante. Sapendo che tutti gli esseri sono buddha momentaneamente in attesa che venga loro mostrata la loro ricchezza e che tutta l’esistenza consiste nel libero gioco dello spazio illuminato, che cosa potrebbe esserci di più appagante del far sì che tutto questo si realizzi? C’è una gioia immensa insita nella crescita costante, nel non permettere mai che qualcosa diventi stantio o logoro. Il vero sviluppo si trova al di là della propria zona di comfort e il richiedere poco agli altri e molto a sé stessi è un approccio che ripaga.
La quinta paramita: la meditazione che riempie la vita di significato.
I primi quattro punti dovrebbero essere evidenti per tutti. Chiunque voglia dare alla vita forza e significato deve rivolgersi agli altri. Ciò si realizza meglio attraverso la generosità con corpo, parola e mente. Occorre dirigere l’energia che così si presenta verso pensieri, parole e azioni significative, evitando di conseguenza, la rabbia che distrugge tutti i buoni semi che possiamo aver piantato. L’energia ci dona inoltre la spinta extra che apre nuove dimensioni.
Ma perché la meditazione? Perché gli stati di gioia raggiunti occasionalmente non possono essere mantenuti per mezzo della sola volontà.
Le emozioni indesiderate spesso stanno in agguato negli angoli bui della coscienza e possono portare le persone a fare, dire o sperimentare cose che avrebbero preferito evitare. La meditazione pacificatrice che calma e stabilizza la mente permette invece di porsi a una distanza sufficiente da consentirci di sceglierci i ruoli nelle commedie della vita, evitando di prendere parte alle sue tragedie.
La sesta paramita: la saggezza, riconoscere la vera natura della mente.
Fin qui, le cinque azioni menzionate sono per lo più atti che riempiono la mente di buone impressioni e così producono una felicità condizionata. Da sole, non vanno oltre questo risultato. Ciò che rende le paramita liberatrici – in quanto ci consentono di “andare oltre” il proprio livello personale – è il sesto punto, la saggezza illuminante a cui il Buddha ci dà accesso. Nella sua totalità essa significa la comprensione dei sedici livelli di vacuità o l’origine interdipendente di tutti i fenomeni, esteriori e interiori, argomenti che sono il soggetto di molti libri ponderosi. Più brevemente, questo aspetto potrebbe essere espresso come la comprensione che fare il bene è naturale.
Poiché soggetto, oggetto e azione sono parti della stessa totalità, cos’altro si potrebbe fare? I diversi aspetti si condizionano vicendevolmente e condividono lo stesso spazio, mentre nessun ego, io o essenza durevole può essere trovato al loro interno né altrove. Questa comprensione profonda e diretta ci permette di realizzare che ciò che tutti gli esseri desiderano è la felicità e ci farà agire per portare loro beneficio nel lungo termine.
[Kagyu Life International, No.3, 1995 Copyright ©1995 Kamtsang Choling USA]