Progresso, in pratica

Lama Ole Nydahl

Domanda: Come facciamo a sapere se meditiamo bene, soprattutto all’inizio?

 

Lama Ole: Se ogni settimana sentite l’impulso di spedire al vostro guru un assegno a molte cifre, state decisamente meditando molto bene!

No, seriamente, all’inizio non c’è modo di saperlo, ma nel corso delle settimane o dei mesi, se notate che non state più prendendo sul serio le emozioni perturbatrici e vi sembra di avere surplus e più energia per gli altri, siete sulla buona strada. Bisogna riconoscere che le tendenze da noi stessi costruite da un tempo senza inizio sono molto forti. Ci vuole un certo periodo di tempo prima che gli effetti della pratica si manifestino chiaramente. In certi casi vi state sviluppando, anche se pensate non sia così.

Per esempio: spesso, all’inizio, ti puoi sentire speciale perché hai cominciato a meditare e così pensi: “Io e il lama ne sappiamo qualcosa”, oppure: “Adesso sarò presto un illuminato”, o qualcosa del genere. Poi, di solito, cominci a vedere delle cose di te che non ti piacciono, e capita che pensi: “Sto peggiorando sempre di più”. A questo punto devi sapere che non stai affatto peggiorando, stai solamente vedendo come sei sempre stato fin’ora. Prima di diventare una persona consapevole, prima di iniziare a guardarti dentro, reagivi istintivamente a tutte le tue emozioni perturbatrici. Adesso, almeno, cominci a conoscere il nemico.

La cosa importante è capire che le emozioni perturbatrici non sono molto importanti. Dovreste rendervi conto che non siamo come i cristiani, che cercano di attaccarsi ai pensieri positivi e di respingere quelli negativi – un’impresa impossibile –, e che non siamo nemmeno come gli induisti, che cercano di non avere alcun pensiero. Il segno che ci contraddistingue come buddhisti è non dare troppa importanza ai pensieri: sai che quell’emozione poco fa non c’era, che in questo momento sta già cambiando, e che fra poco si sarà dissolta. Ciò che ci interessa è lo spazio da cui l’emozione appare, la chiarezza che la riconosce, e l’essenza illimitata in cui si dissolve nuovamente. La mente diventa sempre più importante, mentre ciò che succede nella mente è solo una Disneyland, è irrilevante.

È come se la mente avesse un meccanismo di feedback: quello che ci inserite è lo stesso che poi ne uscirà. Se prendeste delle anziane signore di un club del cucito e cominciaste a mostrar loro una serie di film pieni di omicidi, senza dubbio le signore cambierebbero; e se prendeste i peggiori criminali e mostraste loro immagini floreali, agresti, e cose del genere, è possibile che non le apprezzerebbero, ma i loro concetti cambierebbero di certo. Quindi, non è tanto significativo il tipo di pensieri ed emozioni – che vanno e vengono comunque e continuamente –, quanto il fatto di prenderli sul serio e pensare che sono reali oppure di essere in grado di mantenere la distanza sufficiente per riconoscere che semplicemente vanno e vengono. Questo è il segnale che c’è sviluppo. La meditazione – conoscere dove i pensieri vanno e da dove vengono – questa è la cosa importante.

D’altra parte, tutto ciò non significa che fare cose positive non abbia alcun senso.

Da un bel sogno ci possiamo risvegliare illuminati, mentre da un brutto sogno non è possibile: per questo motivo conviene essere benevoli. Se vi riempite la mente con tante buone impressioni, alla mente piacerà vedere se stessa e, gradualmente, avrà così tante buone impressioni da azzardarsi a entrare nello spazio chiaro da cui tutto ha origine, diventando prima sempre più liberata e poi illuminata. Se, al contrario, riempiamo la mente di impressioni negative, diventeremo sempre più disturbati e alla fine perderemo il controllo di ciò che vogliamo sentire e pensare.

[estratto da 108 Domande, Lama Ole Nydahl, (2011) I Libri di Marpa Editore]

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