Ci insegni a volte che il buddhismo non è un tipo di filosofia ma che possiamo comunque trovare certe affinità fra il pensiero buddhista e quello di filosofi come Eraclito che usano perfino esattamente gli stessi esempi.
Eraclito è vissuto poco dopo il Buddha ed era sia coraggioso che grandioso. Non cercava di spiegare sommariamente cose che non si riesce a capire chiamandole “dèi”, invece espresse il postulato che lo spazio è essenzialmente gravido: internamente con pensieri e sensazioni, esternamente con universi ed eventi. Siccome il buddhismo lavora con la totalità della mente e non è un sistema di fede, tutto nel buddhismo dovrebbe essere logico e spiegabile. Quando la mente funziona totalmente, ogni domanda contiene la propria risposta e tutti i processi mentali sono soddisfacenti da un punto di vista logico.
La differenza fra il buddhismo e la filosofia, in senso occidentale, è che il buddhismo non è formale e che non permette alcuna categoria vuota, non riempita dall’esperienza. La filosofia buddhista lavora con la vita. Perfino gli argomenti buddhisti più complicati non aggiungono alcun bagaglio intellettuale in più, ma invece puntano sempre a frantumare schemi di pensiero che impediscono agli esseri di avere esperienza del completo potenziale della mente. I filosofi buddhisti sono sempre consapevoli che i concetti sono come dita puntate ad indicare la luna, ma non sono mai la luna. Se ci si concentra solo sul dito, non si vedrà mai la luna.
[estratto da Interview with Lama Ole Nydahl in From buddhism to science and back, (2007) ITAS, Vélez-Màlaga, Spain]