Alcune domande sulla pratica

  • Che cosa significa essere onniscienti?

L’onniscienza significa essenzialmente che tutto ciò che può essere conosciuto e scoperto è accessibile per esperienza diretta. In genere ogni conoscenza che abbiamo di qualcosa è stata ottenuta indirettamente, sulla base di dipendenze o riferimenti a qualcos’altro. Quando la nostra concentrazione e la nostra abilità di meditare aumentano, sviluppiamo una maggiore capacità di metterci direttamente in relazione con i fenomeni.

  • Qual è il significato di ‘Rime’ e come ci poniamo rispetto agli insegnamenti di altri lignaggi?

Innanzitutto è molto importante avere rispetto per altre tradizioni e pratiche, che significa essenzialmente non discriminarle. Si cade nella trappola della discriminazione quando ci si pone emotivamente in relazione alla spiritualità e questo evolve ulteriormente quando si sviluppano connessioni personali con particolari scuole, tradizioni e metodi. Con un approccio emotivo alla spiritualità si genera molta confusione che rende difficile vedere le cose con chiarezza. E questo fa crollare le fondamenta della spiritualità. Al fine di salvaguardarci, abbiamo bisogno di riflettere su questa idea del rispetto e dovremmo anche avvicinarci alla spiritualità con meno emozioni e con grande apertura. La saggezza in tal senso è molto importante, perché bisogna riconoscere che esistono molti metodi diversi per giungere al medesimo risultato. A causa delle nostre emozioni, delle nostre abitudini e di come vediamo la vita, ci connettiamo solamente con alcuni metodi. Questo non dovrebbe implicare alcuna mancanza di rispetto per tutti gli altri metodi. Un atteggiamento di questo tipo ci conduce più vicino a capire che cosa significa il termine ‘Rime’.

  • Che cosa sono gli yidam: degli esseri viventi o la personificazione di particolari qualità e attività? Come ci dovremmo porre in relazione con loro?

Se si mantiene uno stile di vita salutare, si ottiene uno stato di buona salute fisica. Quindi si potrebbe dire che questo stato di buona salute è un risultato ottenuto da un individuo. Analogamente, anche l’yidam è un risultato di un individuo, che viene ottenuto mettendo motivazione, impegno, ed entusiasmo in una pratica di yidam. Siccome l’ yidam è portato a interagire da un essere, da una coscienza, non è priva di vita. Perciò possiamo interagire con l’yidam come un qualcosa di vivo.

  • Come funzionano gli auspici rivolti a un yidam?

Il funzionamento degli auspici è molto complesso; è qualcosa che si può intuire solamente quando la propria abilità meditativa è estremamente armonizzata. In parole povere, connettersi con gli auspici e le aspirazioni è in qualche modo collegato alla comprensione reciproca. Per poterci capire gli uni con gli altri bisogna avere condizioni simili. Analogamente, possiamo influenzare altre persone tramite auspici e aspirazioni se stiamo funzionando sulla stessa lunghezza d’onda. Possiamo avere l’abilità di alterare il karma di qualcun altro incoraggiandone le negatività oppure le cose buone.

  • Come si fa a gestire le sensazioni di indifferenza?

Sebbene facciano parte della condizione umana e del processo di maturazione, è importante evitare che sensazioni del genere diventino troppo consolidate perché poi per smantellarle ci vorrebbero molto tempo ed energia. Diventarne consapevoli è una cosa buona, perché quando siamo testimoni di quello che succede allora abbiamo il controllo). Vorrei anche chiarire che, parlando della condizione umana, mi riferisco al fatto che poco dopo essere nati impariamo che cosa è piacevole o spiacevole e poi oscilliamo costantemente fra questi due estremi. In qualche modo, inconsciamente, forse sentiamo il bisogno di questi estremi per poter costruire un certo tipo di identità. Però questa è un’identità erronea che non ci permette di essere liberi; la nostra effettiva identità è libera da estremi. Questo senso di indifferenza può essere usato per bilanciare tali estremi.

  • Che valore ha l’umiltà?

L’umiltà ha un valore inestimabile perché permette agli umani di trattenersi dal commettere errori. Questa abilità è esclusiva degli umani: animali e dei non hanno le condizioni per praticare l’umiltà.

  • Si accumulano meriti e buone impressioni in quantità maggiori praticando in gruppo anziché da soli?

Non esiste alcun modo per misurare la quantità di meriti accumulati; inoltre, ciò che conta veramente è la purezza dell’attività o pratica. La ragione per cui il merito è maggiore quando viene accumulato collettivamente è che, in quanto esseri umani, siamo dipendenti gli uni dagli altri per realizzare qualunque cosa. Perciò, se lo sforzo è collettivo, allora tale collettività o mutua dipendenza viene incorporata nello sforzo.

  • Su che cosa bisogna concentrarsi maggiormente durante la pratica delle prosternazioni e quella di Vajrasattva [Mente di Diamante]?

Innanzitutto, siccome ci impegniamo in queste pratiche secondo la Via dei Bodhisattva, è essenziale avere Bodhicitta. Quando si fanno prosternazioni, la cosa principale su cui concentrarsi è la devozione perché si sta prendendo rifugio nell’albero del rifugio. La pratica di Vajrasattva si concentra sulla purificazione; perciò facendo tale pratica bisogna anche capire il karma e le kleshas [le emozioni disturbanti], dato che queste due cose sono ciò che cerchiamo di purificare.

  • Come si fa a praticare quando si è stanchi e non ci si riesce a concentrare?

Quando si è stanchi non bisognerebbe esagerare con la pratica. Dovremmo stabilire un salutare programma per la nostra pratica spirituale, in cui ci impegniamo regolarmente senza però strafare. È importante che il nostro programma di pratica si adatti alle circostanze individuali delle nostre vite, in modo da sviluppare una pratica sostenuta che diventi parte integrante della vita. Nello stesso modo in cui le abitudini salutari dell’infanzia sono rimaste con noi, perché probabilmente erano state sviluppate in maniera bilanciata, dovremmo affrontare la pratica con una motivazione equilibrata e in modo da evitare ogni estremo. Naturalmente, più si riesce a praticare meglio è.

  • Come si fa a praticare in preparazione per la morte?

Praticare per la morte significa semplicemente essere più consapevoli dell’impermanenza e dello stato sempre mutevole della vita. Quando sviluppiamo una consapevolezza dell’impermanenza, tendiamo a incontrare meno ostacoli o perlomeno quando incontriamo ostacoli non tendiamo a sbatterci contro. Sebbene esistano molti metodi per prepararsi alla morte, per mettersi in contatto con la vita e la morte un metodo consigliabile è la visita a qualche ospedale: vedere persone in diverse fasi della vita, in cui qualcuno sta nascendo, qualcuno è malato, e qualcun altro sta morendo.

  • Quando bisognerebbe impegnarsi in pratiche spirituali regolari e quando invece dovremmo impegnarci in forti preghiere?

Pregare in momenti difficili è naturalmente parte della natura umana ma basta avere un buon ritmo di pratica spirituale per occuparsi di qualunque situazione, perché la preghiera è già integrata nelle pratiche. Si può notare che tendiamo a pregare quando siamo meno connessi con la spiritualità e in quei periodi generalmente non sappiamo bene per che cosa pregare o come pregare. È un po’ come chiedere l’elemosina.

  • Ci puoi dire qualcosa sulla relazione fra saggezza e metodo?

Secondo la Via dei Bodhisattva, la saggezza e il metodo vanno mano nella mano. Se si ha una senza l’altro è come avere una gamba che cammina più veloce dell’altra e si finisce sempre a girare in tondo.

  • Quanto è importante la fiducia?

La fiducia è molto importante perché altrimenti non siamo completamente coinvolti. Di conseguenza, se viene realizzato un risultato, non lo vediamo o non ne abbiamo esperienza. Ciononostante, bisogna generare fiducia con attenzione e saggezza. Inizialmente questo significa semplicemente usare buon senso e logica; in seguito si evolve in qualcos’altro mentre ci avviciniamo a capire la saggezza. Altrimenti, la fiducia senza saggezza potrebbe condurci a una devozione cieca o a una cieca fiducia, che potrebbe potenzialmente portarci a risultati dannosi o non necessari. Coltivata nella maniera appropriata la fiducia può maturare in qualcosa di molto utile.

  • Come possiamo superare le aspettative?

Non si può dire veramente se le aspettative siano cose positive o negative, sono solamente un altro tipo di fenomeno mentale che generiamo. Quindi, prima di tutto bisogna analizzare a fondo i momenti in cui sono sorte aspettative nella propria vita ed esaminare da vicino com’è successo, come ha preso piede, e che effetto ha avuto. Quando abbiamo raggiunto un’esperienza diretta, quando la possiamo toccare, solo allora possiamo decidere se è una cosa positiva o negativa e se accettarla o rifiutarla.

  • Qual è la funzione degli dei?

Sebbene gli dei abbiano un ruolo enorme nel preservare l’ambiente e l’equilibrio dell’universo, ed esercitino anche una forte influenza sulla condizione umana, anch’essi dipendono dal karma e sono quindi uguali agli altri esseri senzienti.

XVII Karmapa Thaye Dorje – KIBI, 30 gennaio 2015

[tradotto da: http://www.kibi-edu.org/qa/what-does-it-mean-to-be-omniscient/ ]

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