Tutte le cose esistono solamente in relazione ad altre cose. Senza una sinistra non può esserci una destra. Se non c’è caldo, non c’è nemmeno freddo; se non c’è lungo, non c’è nemmeno corto; se non esiste un “io”, non può esserci nemmeno un “tu”. Niente esiste indipendentemente.
Ne consegue quindi che se non c’è un oggetto separato da conoscere, non ci può essere niente di separato che lo conosce. Se l’oggetto della percezione non esiste veramente in maniera indipendente, allora non esiste nemmeno la mente che lo percepisce.
I momenti di percezione che costituiscono la mente non hanno alcuna realtà indipendente; la loro esistenza dipende dagli oggetti percepiti. Se non c’è suono, non c’è nemmeno coscienza uditiva. La facoltà concettualizzante della mente delinea il mondo esterno, eppure nemmeno quella conoscenza ha alcuna personale realtà indipendente.
Sia la percezione che il suo oggetto sono irreali in se stessi, nient’altro che proiezioni mentali. La mente è la fonte di ogni cosa, eppure la mente non esiste incondizionatamente.
[estratto da A change of expression, part 2, Shamar Rinpoche in Buddhism Today, Vol 9 (2001)]