Lama Ole Nydahl e i suoi trent’anni di attività di insegnamento in Occidente.
Per venticinque anni hai viaggiato in tutto il mondo come lama buddhista e hai fondato numerosi centri di meditazione. Chi ti ha trasmesso l’autorità per fare tutto questo?
L’onore e il privilegio di fare questo lavoro mi è stato conferito, in vari periodi tra gli anni 1969 e 1980, dal mio insegnante, il XVI Karmapa. Sulla base della totale fiducia che ci legava, quando ritenne avessi raggiunto una sufficiente preparazione, intensificò la mia attività, sia estendendola geograficamente, sia facendomi approfondire gli argomenti. Soprattutto, desiderava che insegnassi il Grande Sigillo, la Mahamudra, la più alta visione degli insegnamenti buddhisti. A questo scopo in diverse occasioni, mentre eravamo in visita in Danimarca, poi in Francia e nel Sikkim, diede ad Hannah e a me la sua diretta trasmissione di questo insegnamento peculiare del nostro lignaggio.
Nel 1960 il XVI Karmapa aveva già mandato alcuni lama tibetani a insegnare in Occidente. Quale pensi fosse l’obiettivo nell’incaricare anche te, un occidentale?
Probabilmente ha fatto una scommessa azzardata scegliendomi, con il mio passato da ribelle ricercatore, ma ero ben istruito ed evidentemente non c’erano candidati migliori a disposizione! (ride). Sapeva inoltre che lo amavo a tal punto che avrei fatto qualsiasi cosa avesse detto. In più non c’era alcuna ombra di dubbio nella mia mente e in quella di Hannah su cosa dovevamo fare in questa vita, e il Karmapa, dal grande yogi che era, non poteva voler fermare una tale irruzione di energia. Ci guidò invece passo dopo passo e durante gli ultimi anni ci permise spesso di osservare da vicino il suo operato e condividere il modo in cui prendeva le sue decisioni.
Che tipo di buddhismo hai introdotto in Occidente? Che cosa intendi per ‘buddhismo laico e yogico’?
Il buddhismo può essere paragonato a un diamante. Sebbene trasparente e indistruttibile, riflette nello stesso tempo il colore della superficie su cui esso è posato. Durante il suo passaggio dall’India ai paesi confinanti, esso mutò marcatamente nelle sue espressioni e anche oggi il buddhismo sta trovando forme che si adattino alle moderne e indipendenti società occidentali. Questo non significa che qualcosa di nuovo sia stato inventato o aggiunto. Con ottantaquattromila insegnamenti a disposizione, non sarebbe neanche necessario. A seconda del tempo e del luogo, si tratta semplicemente di trovare la chiave per essere di beneficio al numero maggiore di esseri, e per il moderno Occidente gli insegnamenti più adatti sono quelli della via dei laici e degli yogi, coloro che mantengono la visione più alta evitando che il tutto si trasformi nell’ennesima “chiesa” rigida e rituale.
La via della rinuncia attrae di meno la gente moderna, che spesso considera un segno di debolezza quei tentativi occidentali di evitare la pienezza della vita. Le cose sono diverse nella cultura tibetana. In questo caso la vita monacale è vissuta dai tibetani come un modo per preservare il loro patrimonio culturale. Comunque, agire per il beneficio degli altri e osservare in ogni situazione la propria mente sembra essere un approccio attraente e in grado di generare una notevole crescita e felicità.
D’altronde dove, se non nel buddhismo, le persone acute e dotate di senso critico possono trovare la stessa trasparenza ed efficacia che sono abituati a sperimentare nell’uso ad esempio del proprio computer? Coloro che si fidano solo di ciò che si può analizzare logicamente e che si sentono a disagio negli stili di vita esotici hanno bisogno di un approccio moderno e chiaro. È semplicemente necessario che si riesca amantenere quel livello di freschezza mentale con cui queste persone possono identificarsi proprio perché, altrimenti, non saprebbero dove andare. È sempre un peccato quando la gente approda al nichilismo, alla correttezza politica o alle droghe solo perché non riesce a trovare una via spirituale su cui poter fare affidamento.
Perché è così importante per te dar forma ad un buddhismo occidentale?
Il mio desiderio è che le persone interessanti e brillanti trovino strumenti adatti al loro sviluppo. Devono poter trovare esempi umani, insegnamenti e metodi che possano utilizzare e apprezzare con rispetto. È un lavoro immenso e costante mantenere il buddhismo vivo e vicino alla vita reale, garantire che non scompaia in un museo o che non si isoli in una torre d’avorio diventando ancora una volta marginale.
A mio parere non è mai esistito un miglior potenziale umano rispetto a quello esistente nei nostri paesi al giorno d’oggi. Non ci sono mai state tante persone così istruite, critiche e consapevoli. Non ho dubbi su questo. Se basate su una corretta conoscenza degli insegnamenti le ripetute meditazioni quotidiane in cui “si dimora in ciò che è consapevole” sono ancora più efficaci. La saggezza millenaria della tradizione tibetana offre infiniti metodi utili per il beneficio di tutti. In ultima analisi l’insegnamento del Buddha non è altro che un sano buon senso, e questo risulta più convincente approfondendo la vita piuttosto che scansandola.
[Estratto dall'intervista Keeping Buddhism Alive, Buddism Today, vol.4, 1998]