Il volto mutevole del sangha

Da oltre venticinque anni Lama Ole Nydahl è in prima linea nella diffusione di una forma moderna e attuale di buddhismo. Insieme a sua moglie Hannah ha fondato ed è la guida di oltre seicento centri laici di meditazione in tutto il mondo, e la sua attività è presente dall’Europa alla Russia includendo il Sud America,  l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti. Questi centri servono come punto di contatto per permettere alle persone di incontrarsi, meditare e studiare la filosofia buddhista. Tra questi gruppi, ci sono comunità di praticanti laici che vivono insieme e che si occupano dell’organizzazione e della conduzione delle attività, insieme ad altri membri che vivono ad di fuori del centro.

Lama Ole ha costruito molto del suo lavoro con l’aiuto di questi capisaldi della sua attività. Spesso ha detto che vivere in un centro è come praticare dei piccoli “ngöndro” (l’insieme delle quattro pratiche fondamentali del buddhismo tibetano) e che questo può portare nelle persone grande crescita, maturità e cambiamenti positivi. Questo nuovo e ispirante modello di sangha comporta nuove sfide per i praticanti buddhisti.

Come possono persone impegnate, che nella maggior parte dei casi lavorano a tempo pieno o hanno famiglia, sviluppare e mantenere la propria pratica, avere energia extra da offrire a chi è desideroso di risposte e di amicizia, gestire una fiorente organizzazione no-profit e mantenere delle buone relazioni all’interno del centro? È anche normale che ci sia una forte aspettativa che tutto questo sia fatto con grazia ed eleganza, in modo da essere un esempio vivente dei benefici della meditazione.

Come si può immaginare, non è facile. Quando di recente è stato chiesto a Lama Ole la sua visione su questo nuovo tipo di convivenza laica nei centri di meditazione, ha risposto con il seguente commento.

In tibetano il nome per l’illuminazione è sangye. Poiché significa purificato e pienamente sviluppato, indica uno stato che, chiaramente, si realizza al meglio in un ambiente allegro e in un’atmosfera di fiducia, con metodi efficaci — per il corpo, la parola e la mente — e avendo una buona guida. Il Buddha come rifugio definitivo e la parte rilevante dei suoi ottantaquattromila insegnamenti — l’insieme delle vie di crescita per differenti persone e culture — non sono cambiati negli ultimi 2.500 anni. Non sono nemmeno cambiati i duecentocinquataquattro precetti che regolano il comportamento dei monaci buddhisti e nemmeno i trecentocinquanta corrispettivi per le monache.

Adesso che il buddhismo ispira sempre più l’Occidente, sono i nostri praticanti laici a rendere necessaria l’apertura verso nuove dimensioni e opportunità oggi indispensabili per crescere e per sfruttare a pieno le libertà e le possibilità offerte dalla vita. Democrazia, trasparenza, istruzione, pensiero critico e Internet permettono a tutti di condividere e partecipare al mondo del sapere e dell’informazione buddhista e di trovare un riscontro nella realtà quotidiana. Per questi motivi il buddhismo ora raggiunge molte persone in modo significativo e convincente e, nelle democrazie occidentali, si può parlare di un recente dilagante interesse nel potenziale della mente.

Praticare il buddhismo piuttosto che analizzarlo porta felicità e significato. I praticanti laici di cui si parla – il sangha – sono la porta di ingresso ideale per le persone moderne desiderose di fare questo tipo di esperienza. Coloro che vivono nei centri o li rappresentano, e l’esempio che danno, mettono a disposizione di tutti un bagaglio di esperienza per la loro crescita individuale. Forniscono metodi utili, esempi viventi e la prova che gli insegnamenti funzionano. Perciò danno agli altri il più grande dei doni, la certezza che i passi relativi possono portare a una meta assoluta e duratura, che la vita può diventare fondamentalmente piena di significato.

Lama Ole in visita ad uno dei suoi 600+ centri

Se tutti coloro che visitano per la prima volta i centri fossero eccellenti filosofi, capaci di mantenere sotto ogni condizione una visione astratta degli eventi, considererebbero gli umori di un buddhista, di un gruppo o di un centro, semplicemente come un riflesso di un processo di crescita lungo una via essenzialmente perfetta. Tuttavia questo non sembra essere la regola; evidentemente le persone entrano nei nostri gruppi con molte aspettative e il loro giudizio sugli insegnamenti è influenzato anche dal tipo di accoglienza e dal modo in cui vengono ricevuti.

Benché per ispirare le menti più brillanti sia necessaria, a lungo andare, una verità direttamente dimostrabile, non c’è dubbio che per coloro che si avvicinano a un tale tesoro, è importante trovare un ambiente e un’atmosfera accogliente.

Quindi i centri che hanno un surplus di energia per i nuovi visitatori, che offrono il tè, la loro amicizia, una letteratura comprensibile e qualche umano interesse oltre alla perfezione delle nostre meditazioni guidate della Via di Diamante, possono aspettarsi che i nuovi visitatori portino sempre nuovi amici. Senza questo calore si diventerà presto un richiamo culturale ed esotico per pochi egotisti e non si sarà in grado di offrire a molti la fiducia di poter condividere la più alta visione e di poterla vivere in modo gioioso.

Perciò anche con i migliori insegnamenti, il fattore umano rimane importante e pochi riescono ad abbinare in ogni momento l’essere solari e la necessaria fessibilità. Perfino il centro più fortemente motivato è vulnerabile a questioni personali e a cadute di tenuta, per questo dobbiamo proteggere questa straordinaria risorsa vivente del buddhismo: gli idealisti che portano avanti il lavoro dei centri in tutto il mondo.

Quali esperienze sono state fatte negli ultimi ventotto anni nei nostri duecentocinquanta centri nel mondo?

La più importante è che un gruppo gradualmente inizia a percepirsi come un organismo, una famiglia e capisce che se un membro progredisce tutti ne guadagnano. Questo significa gioire delle situazioni ed essere consapevoli del potenziale e dei desideri di tutti, e saper assegnare dei compiti in modo costruttivo a seconda delle capacità di ognuno.

Camminare fianco a fianco quando le cose filano lisce e cerchiare le ruote dei carri quando invece questo non accade è l’attitudine in grado di proteggere l’attività di ogni centro. È importante mangiare insieme almeno una volta al giorno e le persone attive nei centri dovrebbe essere presenti durante le meditazioni. Anche se devono sedersi un poco appartati perché fanno pratiche diverse, la loro presenza è di beneficio per tutti.

Parafrasando ciò che disse Churchill sessant’anni fa, con la lungimiranza si può evitare il sangue, con la visione giusta le lacrime, ma non c’è modo che un bodhisattva possa evitare il sudore. Il duro lavoro è indispensabile e siccome ci vogliono quarant’anni per diventare persone adulte — come si dice in Europa — o forse sessanta per diventare esseri umani – come si dice in Cina – non ci si deve aspettare che le cose siano solo facili. Questo è vero sia per i centri che per le persone che ne sostengono l’attività.

I campi di energia illuminata pervadono sia le persone che i luoghi, ma la persistenza delle impressioni karmiche e delle abitudini fa sì che esse possano maturare solo gradualmente. Sin dall’inizio è presente il potere del lama, che dà al gruppo della Via di Diamante il primo impulso e l’ispirazione, ma ci si deve aspettare che il pieno sviluppo delle potenzialità innate e delle esperienze del gruppo sarà lungo.

Il nostro gruppo in Danimarca ha impiegato venticinque anni per imparare a lavorare efficacemente insieme. Altri gruppi, in superficie, sono meno problematici e per un po’ sembrano uniti, ma poi le loro diversità vengono a galla. Comunque l’essenziale è andare avanti mantenendo la giusta rotta.

Solo uno dei nostri centri voto per l’interruzione della propria attività. Era il gruppo locale di Braunschweig, in Germania, composto prevalentemente da donne insegnanti che a un certo punto decisero di voler più tempo per le loro famiglie. Questo è accaduto vent’anni fa e poco dopo le stesse persone sentirono che qualcosa di importante non era più presente. Per la maggior parte ripresero a lavorare attivamente, non appena qualcun’altro si fece carico delle responsabilità maggiori.

In realtà solo pochi hanno le condizioni e la motivazione per lavorare nel centro per molti anni e una certa fluidità nel gruppo dei residenti è salutare. È quasi ovunque una norma che gli amici prendano il posto di chi è troppo preso dagli impegni familiari o dal lavoro.
La cosa essenziale in questo processo è il sentimento di gratitudine per quello che è stato fatto. Bisogna mantenere i legami di amicizia e non smettere di informare le persone che avevano precedentemente svolto ruoli attivi. Utilizzando il centro e contribuendo quando gli sarà possibile, essi uniranno la loro esperienza e i propri contatti sociali con uno stile di vita consapevole, trasparente e pieno di significato.

Lama Ole durante un tour di insegnamenti in Russia

Grazie allo sviluppo delle nostre moderne società è oggi possibile utilizzare al meglio i preziosi insegnamenti che ci arrivano dal Tibet orientale. Abbiamo a disposizione uno straordinario veicolo per la libertà umana e per la crescita personale. Vedere ciò che accade al karma degli esseri e riconoscere che le nostre reazioni riflettono il livello di maturità acquisito, rende la vita un libro aperto. In questo modo tutti gli eventi diventano esperienze di crescita e nell’era della comunicazione possiamo usare nel migliore dei modi il benessere materiale presente delle nostre società.

Perciò è una scelta nelle nostre mani non competere all’interno dei gruppi, ma dare a ognuno un buon ruolo da svolgere. Bisogna trasmetter a coloro che cercano qualcosa di significativo la visione più alta, quella che include i diversi aspetti invece di limitare le scelte. Saremo veramente utili agli altri se insegneremo in modo semplice e non dogmatico che il paradiso e l’inferno vengono creati dal proprio karma e dalla propria visione delle cose. Dando risalto alla fiducia nelle nostra qualità, possiamo offrire al mondo un dono che probabilmente è unico. Esso comprende la più alta visione della essenziale natura di buddha di ogni essere, del considerare tutto una terra pura con la conoscenza critica della direzione e delle problematiche che influenzano il mondo moderno.

I nostri centri sono degli autentici gioielli, maturati attraverso le meditazioni in grado di elevare la nostra mente al di là di una visione egocentrica. Sono animati dalla gioia della condivisione. Se ci rendiamo visibili arriveranno nei nostri centri le persone con sufficiente buon karma.

Sul treno da Bologna a Bari, 25 ottobre 1999.

[The Changing Face of the Sangha, Buddhism Today, vol. 7]

 

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