Estratto da un insegnamento di Lama Ole tenuto durante un seminario di psicologia a Basilea, in Svizzera.
Cosa dicono gli insegnamenti buddhisti riguardo la felicità? In sostanza, nel buddhismo si distingue tra felicità condizionata e incondizionata, tra l’aspetto relativo e quello assoluto. La felicità relativa riguarda le esperienze, mentre la felicità assoluta riguarda direttamente lo sperimentatore, ciò che percepisce le differenti esperienze. Quando osserviamo il mondo esterno, le strade, gli edifici e le auto, è evidente che sono state fatte sulla base del desiderio degli esseri di sperimentare qualcosa di piacevole. Gli ospedali e le carceri, invece, sono stati costruiti in modo da evitare certi tipi di sofferenza.
Di fatto, gli esseri cercano costantemente di cambiare le condizioni esterne, con l’obiettivo di ricevere un feedback piacevole. Tuttavia non importa quanto belle possano essere le case, le automobili o i paesaggi: non sono questi aspetti a poter provare la felicità. L’unica cosa che potrà mai essere felice è la mente: ciò che guarda attraverso i nostri occhi e ascolta attraverso le nostre orecchie in questo momento – è lì dove tutto accade.
Quindi è chiaro che il diffuso e comune tentativo di basare la propria felicità su fattori esterni è per sua natura una strategia sia instabile che inefficace… Il tentativo di cercare di raggiungere una felicità duratura basandosi su cause condizionate semplicemente non funziona…
DI conseguenza su cosa possiamo veramente fare affidamento in questo mondo? Sicuramente non su una visione limitante, sia essa il materialismo o il nichilismo. I fenomeni, sia esterni che interni, non possiedono né ‘esistenza’ né ‘non-esistenza’. Allo stesso modo in cui i pensieri e i sentimenti vanno e vengono, le particelle di un atomo possono dissolversi, mentre altre appaiono di nuovo dallo spazio, apparentemente vuoto.
Ciò significa che oggi entrambe le principali filosofie aventi una visione limitante e diametralmente opposta hanno perso la propria base scientifica. Sia l’essere che il non-essere non possono essere singolarmente provati e devono essere considerati come due facce della stessa totalità…
Se questa è la realtà, allora su cosa si può fare affidamento? Cosa ha il potere di tenere insieme i diversi fenomeni? C’è solo una cosa su cui si può assolutamente avere fiducia – il potenziale dello spazio. Lo spazio è molto più di un buco nero o di un nulla. Spesso sappiamo chi sta chiamando prima di sentire la voce al telefono. Allo stesso modo, è una esperienza comune ricevere lettere da persone a cui abbiamo pensato molto di recente. Ciò non è dovuto una capacità visiva o sensoriale sopra la media, ma al fatto che in quei momenti ci dimentichiamo di essere separati dalla totalità. Quando siamo semplicemente presenti, con una consapevolezza nuda, aperta, dimorando in qualsiasi cosa accada, allora le cose accadono. Durante questi momenti non abbiamo solo l’esperienza attraverso i nostri sensi, ma attraverso la vibrazione di ogni atomo del nostro corpo. Perché lo spazio e l’energia, sia interna che esterna, sono espressioni della stessa totalità, e non possono essere separati, siamo sempre connessi con ogni cosa.
Nel buddhismo questo si chiama lo ‘stato di verità’… significa che tutto fa parte della stessa totalità. A un altro livello esso indica che lo spazio è come un contenitore che connette ogni cosa… È molto importante vedere lo spazio come qualcosa di vivo che unisce, come un contenitore che permette lo scambio di informazioni tra gli esseri.
Tuttavia, lo spazio è qualcosa di più di una mera consapevolezza, e questo è ciò che lo rende interessante: è per sua natura gioioso. La radiosità della mente stessa è molto più ricca delle esperienza di gioia condizionata per le quali fatichiamo tanto. I momenti migliori della nostra vita sono di fatto dei doni e appaiono quando ci si dimentica di se stessi. Ci sono situazioni in cui i sentimenti di separazione scompaiono, come quando si è tra le braccia della persona amata – i momenti senza tempo in cui l’esperienza di ‘essere uno’ è presente.
In questi momenti la gioia innata e senza tempo della mente può manifestarsi, e diventerà permanente quando si rimarrà, al di là di speranze e paure, nella ricchezza dell’esperienza immediata. Questo stato è inseparabile dallo spazio, esprime le sue qualità senza limiti ed è completamente convincente. La più alta gioia è quindi inseparabile dalla spontanea capacità percettiva della mente ed è una trasmissione di saggezza. Questo stato gioioso è la mente stessa, è la base di ogni fenomeno, sia esso esteriore o interiore, e possiede la capacità di riconoscere se stesso attraverso il processo.
Infine, poiché lo spazio è illimitato, si esprime come amore… Quando soggetto, oggetto e l’esperienza stessa sono una totalità e non si può più separare il proprio desiderio di felicità da quello degli altri, si è in uno stato assoluto. Osservando il mondo, questa verità appare estremamente naturale. Non c’è alcun dubbio che tutti gli esseri vogliono avere la felicità ed evitare la sofferenza. Questa completo dispiegarsi della mente è la base della Via Grande (sanscr. Mahayana) del buddhismo ed è ottenuto rapidamente attraverso gli abili e molteplici metodi della Via di Diamante.
Nel lignaggio Karma Kagyu, che io rappresento, lo specchio e la sua radiosità non sono mai considerati separati. Lo spazio e la più alta gioia sono intesi come parte della stessa totalità. Ciò che guarda attraverso i nostri occhi e ascolta attraverso le nostre orecchie è chiara luce. Non c’è nulla di esterno. Non è come la luce brillante che proviene da un proiettore. Al contrario, è un costante stato di freschezza, è l’eccitazione del qui e ora, la istantanea percezione intuitiva che appare in connessione con l’esperienza stessa… Questa è la vera gioia e la più alta meta.
Un tale stato sarà sperimentato in maniera duratura solo se si è pienamente realizzato attraverso l’investigazione diretta di quale sia la nostra vera natura. Una tale analisi porterà alla convinzione che non si può essere il proprio corpo. Il nostro apparato fisico cambia costantemente. È apparso alla nascita, morirà nel futuro e in questo momento è in un costante flusso di cambiamento. Qualunque cosa non abbia una natura durevole non può essere considerata realmente esistente. L’esperienza di non essere il proprio corpo stupisce inizialmente le persone, poi in realtà lo stupore si trasforma in un bel sollievo. D’altronde chi vuole essere qualcosa che diventa vecchio, malato e poi muore? È evidentemente che nessun corpo precario può essere la base della vera felicità.
Non ottenendo soddisfazione dal corpo, alcune persone si identificano con i propri pensieri e sentimenti, e questo è ancor meno convincente. Gli stati mentali cambiano in maniera ancora più evidente rispetto ai loro contenitori esterni. Chi si identifica con i propri stati mentali condizionati e mutevoli sarà davvero confuso. Gli unici veri sentimenti, immutabili e senza tempo — come l’oceano sotto le onde — sono l’assenza di paura, la gioia e la compassione autentica. Sono veri perché appaiono dalla sola causa che non è soggetta a cambiamento — lo spazio radioso e senza limiti della mente. Solo lo spazio è innato ed esiste di forza propria. Come già accennato, è per sua natura ricco e gioioso, e in quanto contenitore non ha limiti. Senza sforzo, esprime compassione e unisce tutto. Questo è l’obbiettivo degli insegnamenti del Buddha. Il suo desiderio è che gli esseri sperimentino di essere l’oceano piuttosto che le sue onde. Mostrando lo specchio dietro le immagini, la sua azione è tesa alla liberazione di tutti gli esseri. Chiunque sia in grado di sperimentare se stesso come consapevole radiosità non sarà disturbato dal flusso di ciò di cui si è consapevole. Questo è ciò che il Buddha vuole insegnare.
La gioia senza limiti da lui indicata e mostrata si ottiene conoscendo la mente stessa. Se si comprende che la mente è innata e non è mai stata creata, tutto nella vita risulta essere un dono e diventerà impossibile contenere il desiderio di condividere questa ricchezza con gli altri. Da un livello mentale sicuro e stabile si userà quindi il corpo e la parola per aiutare gli esseri nei loro numerosi e passeggeri stati confusionali. Essere utili agli altri da un livello di compassione e gioia senza paura è il vero risultato.
Il Buddha ha insegnato diversi metodi per arrivare a questo stato. Per i meno ribelli, che preferirebbero evitare le difficoltà, egli ha consigliato la via della rinuncia, dicendo loro di diventare monaci e monache. Questo stato comporta una certa sicurezza sociale ed è in grado di proteggergi da situazioni di contrasto.
A coloro che invece desiderano conquistare la vita, lasciando una solida traccia attraverso il mondo condizionato, il Buddha consigliò di vivere come laici. Qui, gli insegnamenti si concentrano non su ciò che bisogna evitare, ma su quello che è possibile e attraente, per rendere la vita più ricca e significativa per gli altri e se stessi.
Infine il livello più alto degli insegnamenti dati dal Buddha per i cosiddetti ‘realizzatori’ è il livello della visione. In precedenza si è usato il termine ‘yogi’, ma questa parola richiama comunemente all’immagine di un indù con turbante. Per questo motivo ho scelto di usare un nuovo termine, ‘realizzatori’, che pone maggiore enfasi sul risultato. Questo termine include tutti coloro che senza paura impegnano ogni forza per l’illuminazione.
Al livello dei realizzatori, la ‘visione’ è regina. Il punto qui è quello di sperimentare tutto al livello della più alta purezza. Per accedere a questo stato si deve capire che non è necessario morire per andare in una terra pura e che l’andare in un altro luogo non è affatto una condizione necessaria. È una visione profondamente liberatoria riconoscere che la mente di ogni essere è chiara luce, e questo include anche la coscienza molto offuscata di un piccolo ragno, che può comprendere solo i pochi centimetri quadrati della sua ragnatela. Se, per di più, un buon karma ci permette di riconoscere tutto come fresco e nuovo, di sentire ogni atomo vibrante di felicità e tenuto insieme dall’amore, la mente può davvero esprimere la sua potenza gioiosa.
La felicità sarà quindi duratura, ed è solo una questione di fiducia. Chi osa fidarsi delle proprie buone qualità fondamentali e saltare dalle immagini nello specchio, sarà oggetto di ogni dono. Quando la coscienza si sposta dall’onda verso l’oceano e si trasforma dalle esperienze allo sperimentatore stesso, c’è solo gioia spontanea e auto manifestata.
Una semplice frase sintetizza l’insegnamento di questa sera: comportarsi come un buddha fino a quando non saremo diventati un buddha. Questa frase ci invita ad elevare il livello della nostra percezione e, di fatto, occorre solo rimuovere la polvere dai propri occhi per riconoscere tutto come espressione di amore e di perfetta saggezza innata. Per vedere che il potenziale illimitato della mente sta giocando nel qui e ora e ciò è accaduto sempre e ovunque. Solo questa visione profonda assicurerà una felicità autentica, assoluta e duratura e le meditazioni buddhiste puntano direttamente a questa esperienza.
Auguro molta felicità a voi e a chi vi circonda!
[Buddhism Today Vol.4, 1998. Copyright © 1998 Diamond Way Buddhist Centers USA]