Il buddhismo tibetano si basa sulla tradizione della Grande Via (Mahayana). Secoli fa grandi maestri realizzati indiani (i mahasiddha) compilarono l’essenza degli insegnamenti del Buddha che poi furono portati in Tibet. Ancora oggi è possibile studiare questi insegnamenti in molte università. Inoltre, si può avere una esperienza personale dei risultati della pratica. Sono convinto che tutti voi siete in grado di fruire l’esperienza della buddhità.
Il cuore degli insegnamenti Mahayana è la pratica che conduce all’esperienza della bodhicitta, la mente illuminata. Il bodhicitta ha due aspetti: l’aspirazione ad avere benefici per se stessi e l’aspirazione a procurare benefici per altri. Quando si conduce veramente questa pratica, si genera bodhicitta che include se stessi e tutti gli altri. Quando si lavora a un progetto, se lo si fa con l’intenzione di procurare beneficio ad altri e con la comprensione di causa ed effetto, si genera fiducia nelle persone che poi si fideranno di ciò che si fa.
Stiamo vivendo in un’epoca fortunata: America, Europa, tutto il mondo riceve la luce della compassione del Buddha. La gente vuole praticare il Dharma perché dà loro molta gioia. Però, per poterlo praticare, si deve incontrare la situazione giusta. Questo incontro, di per sé, è la straordinaria benedizione del Dharma. Dopo avere ricevuto questa meravigliosa benedizione, i praticanti del Dharma hanno la responsabilità di passare gli insegnamenti a coloro che sono pronti a riceverli.
Certe persone pensano che sia molto difficile ricevere questi insegnamenti, oppure pensano che, sebbene li abbiano ricevuti, gli insegnamenti siano estrememente difficili e che serva un tempo incredibilmente lungo per realizzarli. Forse questo è vero. Per esempio, così come è difficile ottenere ciò che si vuole in questo mondo, in maniera simile non è facile acquisire gli insegnamenti profondi e segreti del Dharma Mahayana. Non è facile raggiungere lo stato di gioia estatica, l’illuminazione, tramite la pratica Mahayana, ma tutto dipende dalla propria mente. Si dovrebbe semplicemente seguire le istruzioni per la pratica e tenere ben presente, con precisione, il funzionamento di causa ed effetto. Se si fa questo tenacemente e con fiducia, forse la realizzazione potrebbe non richiedere così tanto tempo e potrebbe non essere poi così difficile. Si dice in un insegnamento tantrico: “In un istante, qualcosa diventa speciale; in un istante, si raggiunge l’illuminazione.”
Questa è un’era frenetica, piena di attività e distrazioni. Durante periodi così, che pratica dovremmo fare? La risposta è nelle circostanze dei nostri bisogni: qualunque cosa di cui abbiamo bisogno, ne hanno bisogno anche altri. Questo pensiero di procurare beneficio ad altri è il nocciolo della pratica del Dharma. Dobbiamo ancorarci in questo pensiero. Se abbiamo fiducia nel meccanismo di causa ed effetto, qualunque lavoro facciamo produrrà risultati eccellenti.
In questo mondo si tende a dire: “Questi sono i miei genitori, questo è il mio paese, questa è la mia proprietà, eccetera”. Da un punto di vista del Dharma guardiamo a tutti gli esseri e desideriamo profondamente che siano alleviati dalla loro sofferenza e che ottengano la buddhità. Generando bodhicitta in questa maniera, facciamo la pratica di portare beneficio ad altri. Questo pensiero è assolutamente essenziale non solo per attività connesse al Dharma, ma per ogni attività nella nostra vita.
Se manteniamo il pensiero di essere di beneficio ad altri e recitiamo, anche solo una volta, il mantra OM MANI PEME HUNG, questo aiuterà a liberarli dalla sofferenza e aiuterà a elevarli al livello della buddhità.
Vorrei estendere a voi pensieri e benedizioni per qualunque cosa facciate e vi offro tanti forti auspici per una lunga vita.
Questo insegnamento fu dato durante una conferenza pubblica all’Università del Colorado nel 1980.
[estratto da: The manifestation of compassionate activity, XVI Karmapa Rangjung Rigpe Dorje, (2005) Buddhism Today]